1° Domenica di avvento anno B
Inizia oggi quel tempo, tanto antico, ma sempre nuovo. Antico perché è da 2020 anni che aspettiamo con ansia il Natale che è già avvenuto. Avvento Ad-ventum è un participio passato, significa che il Signore è già venuto verso di noi. In effetti se ci pensiamo bene il Signore è già nato e noi ogni anno ripercorriamo con lui le tappe della sua nascita. Avvento è memoria di un evento che si fa presente. Vuol dire vedere in mezzo a noi oggi i segni di Dio che è venuto per rimanere con noi tutti i giorni fino alla fine del mondo!
Fate attenzione
Signore, su questo non c’è problema, a noi non scappa nulla! Oh, siamo, la società che anche senza tutte le telecamere come una grande città, come a Chongqing con 2,5 milioni di telecamere su 31 milioni di persone, che equivale 168 ogni 1000 abitanti. Da noi non scappa nulla, in paese si sa tutto subito dopo che è accaduto, anzi, a volte si sa ancor prima che questo accada. Ma non credo che sia questo il vegliare che il Signore ci chiede. Fare attenzione a ciò che conta nella mia vita, quei piccoli segnali che nella mia giornata mi accadono: per scoprire una malattia faccio attenzione dove ho dolore, per scoprire una malattia faccio attenzione alla fatica del mio animo.
Fare attenzione e fare fatica
Fare attenzione costa fatica, fare attenzione è di per sé una buona abitudine, anche se fare attenzione è spesso connotata come qualcosa legato a delle possibili conseguenze negative. Si, forse perché se una cosa ci coglie impreparati, alla sprovvista ed è buona è una sorpresa, ci stupiamo volentieri. Se è negativa, spesso ci diciamo che era meglio essere pronti.
Un momento
Ne abbiamo sempre bisogno, di cosa “di un momento in più”, ma questo ci è dato dall’inizio della vita. Noi siamo in quel momento di attesa, che momento, difficile! Disorientati perché il padrone non c’è più, pieni di responsabilità perché c’è dato un compito, la noia ci assale perché spesso ci dimentichiamo del suo ritorno da quanto tempo lui è via. Il momento più difficile non è il ritorno, che ci sembra da resa dei conti, ma quanto il durante! L’attesa mette a dura prova tutti noi!
Un uomo partito
Certo che mi tocca aspettare un uomo che è partito per andare chissà dove e per fare chissà che cosa…beh. Ma chi me lo fa fare? Una frase che è tornata spesso in questo anno, chi me lo fa fare? Questo periodo sta mettendo a dura prova molte delle nostre certezze, ci sono cose che amavamo fare, ma ora solo il pensiero ci fa star male, ci sono cose che ne capivamo il senso e l’utilità, ma farle non ci da più nulla, ci sono atteggiamenti che prima non avremmo mai fatto, ma che ora reputiamo possibili. Facciamo qualche esempio? La passeggiata con gli amici o amiche che ora non ci passa più per la mente perché troppo sbatti… andare a messa o pregare, che ora non ne troviamo più il senso, copiare nelle verifiche, ora è normale con il pc da casa. Se sto uomo è partito…a me cosa cambia il durante, basta che io sia pronto ad accoglierlo?
A ciascuno il suo compito
Non so se funziona proprio così. Ci potremmo dire, tanto conta solo il momento finale dell’accoglienza del padrone… ma se non so quando è, riesco, nel tempo che lo scorgo a rimettere in ordine tutto? Come quando la mamma esce per fare la spesa e mi dici di apparecchiare la tavola perché al suo ritorno si mangia, ed io mi fiondo invece alla TV, sento aprire il garage… farò a tempo a non farmi sgamare e a preparare la tavola? O forse era meglio fare il contrario? Ecco perché vivere senza attendere e sperare nel fotofinish, non è la soluzione. Solo il continuare con costanza il compito, giorno per giorno, ci salva dall’arrivare alla fine addormentati.
Addormentati
Addormentati, si in questo periodo il rischio è di vivere da addormentati, e di non riuscire a svegliarci più, quando tutto questo sarà finito. Posso fare un altro esempio, non bisogna essere intorpiditi…cioè, non vi è mai capitato di addormentarsi sul braccio e questo non passa più il sangue, ti svegli e dici, ma di chi è il braccio, e dopo un attimo e dopo non poco dolore ritornate in possesso dell’arto? Ecco, che questo tempo non ci faccia capitare questo, di rimanere inerti davanti alla vita che passa, perché poi quando ci tocca tornare alla realtà, dobbiamo mettere in conto non poco dolore. La luce, che guida sempre l’avvento illumini le nostre non voglie, scaldi il nostro torpore, brici e ci svegli lì dove stiamo per cedere…perché non accada di addormentarci.
Vegliate
Qui, mi vorrete scusare, se rendo in modo plastico questo Vangelo. Ma credo non possa calzare meglio di così. Vegliare è quell’abilità di tutte le mamme che, quando il figlio o la figlia esce la sera per stare con gli amici, e rincuora la mamma di non aspettarla/o in piedi, ma di addormentarsi pure. E come da copione, è dietro la porta di casa quando troni in ritardo ad aspettarti. Ecco, vegliate così, ma non sulle cose futili ed inutili della vita, ma su ciò che conta davvero!