III DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Passa troppo veloce il tempo quando ci si diverte, si, o meglio per ni, passa veloce il tempo quando si vive! Ma sempre il tempo passa veloce nella nostra quotidianità, a volte no, a vote ci pesa il tempo che scorre perché sembra non finire mai, sembra susseguirsi sempre allo stesso modo, sembra che siamo rimasti fermi, impantanati, imprigionati a qualcosa che ci ancora lì e di poco ci scostiamo.
In rete
Sembra a volte di essere finiti in una rete, che gira e rigira, ci troviamo sempre allo stesso punto. Ma la rete è il Signore e la chiesa con tutte quelle norme, regole, imposizioni, comandamenti, che poi non ne vedo poi così tanti, a oggi non ti controlla più nessuno, magari come sarebbe potuto accadere un tempo, oggi non c’è nessuno, nemmeno il prete che ti chiede più quante volte hai fatto un peccato e ti da la penitenza in base alle volte del peccato. Allora cosa ci incatena?
Ci incateniamo da soli, ci auto prendiamo nella rete, e ce ne sono tante, il punto che ci entro da solo, ma è solo con l’aiuto di un altro che ne posso uscire. Si, ci entro da solo, nella rete, e prendiamo le più lontane da noi così non ci sentiamo chiamati in causa, perché tanto sono quelle classiche: la droga, l’alcool, il gioco d’azzardo…un po’ tutte le dipendenze di genere, si ci entro sa solo e solo ci rimango, ma non sa solo posso uscirne, serve un altro che mi aiuti a divincolarmi perché è fuori e vede tutto me e fin dove mi sono impigliato.
ARRIVO SUBITO?
Ecco che allora capisco quel SUBITO, che i discepoli dicono. Perché se ci pensiamo bene, quando mai una persona alla quale chiedi qualcosa ti dice, SUBITO. Io con la mia mamma non l’ho mai fatto. “vai a prendere l’acqua in garage, vieni a tavola e smetti di giocare, spegni la tv e fai i compiti…”, la risposta non credo sia mai stata SUBITO ARRIVO, ma molto più spesso, quasi sempre, un attimo, finisco la partita e arrivo, ancora 5 minuti, ma sempre io che devo fare quella cosa…
Questi invece rispondono SUBITO SUBITO SI, perché non ne possono più di rimanere incatenati alle loro reti che li frenano, non ce la fanno più a vivere la quotidianità che li schiaccia, che non li fa vivere con entusiasmo, che li riporta sempre alle solite cose ad i soliti errori e d ecco che subito lo seguirono.
NON TI CONOSCO
Ma come possono senza conoscerlo seguirlo? Abbiamo tutti insegnato ai nostri figli e nipoti: “non andare con chi non conosci, non accettare caramelle dagli sconosciuti, non aprire agli sconosciuti” regole buone per una buona sopravvivenza, per non cadere in errori maggiori. C’è però il rischio di vederlo all’opposto di non fidarsi più di nessuno e di rimanere sempre con l’occhio vigile perché ogni persona può fregarti da un momento all’altro, si ok, un po’ di furbizia ma che vita è quella che guarda ogni altro con sospetto. Qualche volta ci sarebbe da dirsi, che se tutti agissero così, anche io posso essere estraneo, brutto e cattivo all’altro. Ex che sto che l’è niger…è cattivo, cosa dirà lui, chesto che lè bianc è catif po’ a lu?
Forse lo seguono subito perché, anche se non lo conoscono, vedono uno che li libera e fa del bene per loro. Forse perché mai lo conosceranno del tutto, ci ricordiamo nella Settimana Santa di uno che per 3 volte lo ha rinnegato e ha detto pubblicamente di non conoscerlo o tutte le volte che non lo hanno capito?
Seguono Gesù perché hanno capito che lui li libera, non chiede loro tanto di cambiare la loro identità, ma chiede loro e ci chiede un’altra cosa. Certo questi erano pescatori e rimangono pescatori!
GETTAVANO LE RETI E RIPARAVANO LE RETI
Già, questa pagina di Vangelo ci appare un po’ strana, Gesù passa e chiama, ma c’è chi getta e chi raccoglie, ma non passa nello stesso tempo? No! Gesù innanzi tutto non passa in sagrestia a chiamare ciascuno a seguirlo, alla propria vocazione, Gesù chiama nella vita ordinaria di tutti i giorni, sul posto di lavoro di 4 amici pescatori. Non c’è un luogo specifico nel vivere la vocazione e la vita da cristiano e non c’è un modo specifico per fare ciò. Lontana da noi l’idea che il cristiano vero, colui che ha la vocazione lo posso trovare solo in chiesa o in monastero.
E non è vero che Gesù chiama alla vocazione solo quello riusciti. Vediamo i le coppie dei discepoli. C’è chi butta le reti vicino a riva, si perché i pescatori del mare del Giordano, che è poi un lago dalla quale sponda vedi l’altra sponda, è un po’ più grande della pozza del lino… usano le vecchie abitudini e non sono nemmeno troppo coraggiosi per andare a pescare in mare aperto. Sono coloro che si accontentano di quel che hanno. O gli altri 2 discepoli che stanno riparando le reti, tipico di chi si attacca al passato e cerca di cucirlo per rimetterlo a nuovo, e non è capace di lascarlo andare anche se rotto per passare al nuovo. Non passano ad usare strumenti nuovi per la pesca, più efficaci.
GESU’ NON CI CERCA PERFETTI.
Si, Gesù ci chiama, e passa tutta la notte a chiamarci, dalla mattina alla sera, come ha fatto con i discepoli. E chiama i fratelli perché i cristiani testimoniano l’essere di Cristo, solo se lo testimoniamo nel modo di stare insieme…e qui ci sarebbe da aprire una bella predica…ma ok. Posso solo dire che è con la testimonianza di vita, unità e concorde, anche nei litigi e nelle lotte, che vengono risolte, io testimonio che è bello vivere da cristiano perché il Signore mi insegna a vedere l’altro come fratello e sorella e non nemico.
PER CHI SONO?
Concludo, il Signore, quando ci chiama, non cambia chi sono, rimango sempre io, non ‘è nessuna trasformazione, né mi chiede di cambiare vita, luogo, spazio… non mi chiede di venire meno a chi sono io, mi lascia libero, ma nel chiedermi di seguirlo, mi chiede tu PER CHI 6? Già, non mi cambia, ma mi chiede in quale direzione vuole andare la mia vita, nel seguirlo accetto che la mia vita sia per l’altro e per il Signore.
Perché alla fine il Signore non cambia chi sono, ma cambia il X CHI SONO! E tu, PER CHI 6?