Settimana di San Giovanni Bosco
In queste settimane abbiamo più volte sentito la contrapposizione tra la chiesa di un Papa piuttosto che di un altro, l’impostazione di un filone teologico in contrapposizione con l’altro… interpreto tutto questo come un di più, finte correnti che lasciano il tempo che trovano. Penso siano tutti segnali che indicano come la Chiesa sia in un tempo di ricerca di quale sia la strada che oggi il Signore le chiede di tracciare per continuare a seguirlo fedelmente. Certo, in un tempo non facile che ci può portare ad intraprendere tante strade anche molto diverse fra loro.
Come Chiesa del mondo, Chiesa italiana e bergamasca è il Sinodo che vuole portare spunti buoni per trovare strade concrete, vicine alla gente, promettenti, limpide e vere per darle una nuova capacità di essere aderente al reale della gente. E come Chiesa particolare, la nostra Unità Pastorale di Gandino come può compiere questo cammino per non arrivare sguarniti ad un futuro prossimo?
Ed ecco che come Équipe Educativa già da qualche tempo ci stiamo, un po’ alla buona, interrogando su come immaginiamo l’Oratorio di domani. Non siamo partiti dalle criticità che vediamo e che spero siano ormai palesi per tutti. Se non lo sono, ecco qui un piccolo promemoria: calo demografico, calo della appartenenza religiosa, sentimenti contrastanti verso l’istituzione Chiesa – nelle parrocchie ancora apprezzata, nella chiesa “Vaticano” condannata – e per finire le numerose sfide legate ai valori della fede cristiana. Mi fermo qui, perché non voglio fare l’elenco dei grandi mali, ma condividere 4 linee guida che potrebbero essere per noi il percorso, o meglio, il progetto dell’Oratorio.
1. Attenzione alle nuove generazioni
2. Integrazione e dialogo con gli immigrati nel nostro paese
3. L’essere Chiesa e Oratorio sia uno stimolo e abbia fascino per i nostri ragazzi. Proporre esempi forti che valorizzino i valori che la nostra fede ha al centro
4. Mettere al centro le famiglie
La prima, l’attenzione alle nuove generazioni, vuole essere un po’ la chiave della vita dell’Oratorio per continuare ad essere una casa accogliente dove si possa vedere Dio che agisce in tutti. Essere vicini a ciò che vivono le nuove generazioni è un compito particolare della Chiesa, da sempre (“Tutte le volte che avete fatto ciò a uno dei più piccoli di questi miei fratelli, lo avete fatto a me!”, Mt 25,40) dei grandi Santi educatori – San Filippo Neri, San Giovanni Bosco e il Beato Palazzolo -, e dello stile educativo delle suore Orsoline. Partendo dai ragazzi reali, concreti che ogni giorno incrociavano nelle strade, all’Oratorio e a scuola, hanno saputo costruire l’ambiente educativo adatto per la loro crescita.
Qui la domanda che ci poniamo è: cosa occorre oggi ai nostri ragazzi e ragazze? Potrebbe forse essere il momento di responsabilizzare, attraverso piccoli compiti, gli adolescenti in Oratorio per farli sentire ancora più protagonisti della vita della chiesa e della loro vita?
La seconda grande sfida è l’integrazione ed il dialogo con gli immigrati nel nostro paese. Gandino fortunatamente ha già una storia di immigrazione ed emigrazione che risale ai tempi dei commerci con il Nord Europa e ha come aiuto anche una Consulta degli stranieri che collabora molto bene con le varie realtà della comunità. Qui sono poco esperto e non ho molta esperienza, ma sarebbe bello far nascere una corresponsabilità nel vivere la comunità e anche gli spazi dell’oratorio, non solo come un semplice spazio da usare e da sporcare (sottolineo che tutti sporcano come se non ci fosse un domani, mannaggia!).
Qui la domanda che ci poniamo è come aprirci all’altro straniero, magari con una fede e con delle tradizioni diverse, senza però perdere il nostro specifico e senza che l’Oratorio diventi un “ghetto” o una élite?
La terza grande sfida, forse la più grande e che traduco in sintesi, è se riusciamo ancora ad affascinare dal punto di vista positivo i nostri giovani alla fede e ai suoi valori. Oggi non basta solo più la tombolata, né la mangiata, né solo il campo invernale e nemmeno solo il ricordo o la processione con pizzi e merletti. Ma occorre che noi adulti per primi ci crediamo e smettiamo di dire “lascio fare ai giovani”, ma piuttosto “faccio con i giovani”. E come seconda cosa, altrettanto importante, testimoniare che vivere da cristiani, ha ancora un senso profondo per la vita di ogni uomo e donna.
E qui si aprirebbero tante domande, dalle più semplici (Oggi serve un Oratorio diverso che intrecci ancora di più il lavoro e la scuola dei nostri adolescenti? Che aiuti, forse come una volta, insegnando loro “lavoro”, stile di vita, valori e cultura?) a quelle più difficili sul come raccontare loro di Gesù: con l’esempio di vita, non scontato, con la lectio divina, con la spiegazione anche concreta di alcuni perché della fede e lasciandoci mettere in difficoltà dalle loro domande. Forse basterebbe ascoltare le domande dei giovani sulla fede e avremmo già fatto metà del lavoro.
La quarta sfida, forse la più difficile ma certamente la più entusiasmante perché in essa sono racchiuse le 3 precedenti sfide: coinvolgere le famiglie nella vita della comunità. Non solo durante il catechismo dei figli (che sarebbe già qualcosa!), ma in modo continuativo. Serve coinvolgere le famiglie nella vita di fede, nella crescita umana, affettiva e sportiva dei figli. Lo sappiamo, le nostre famiglie sono oberate da tanti impegni, lavorativi e non: quanto siamo capaci di essere comunità accoglienti che sappiano dare respiro alle loro vite?
Qui le domande sono molto più concrete: anche se uno non riesce ad essere un super volontario non deve sentirsi escluso dal poter dare una mano nella comunità. Perché non poter pensare a dei mini-ruoli, anche solo di un pomeriggio ogni tanto? Quanto sarebbe bello, un pomeriggio in Oratorio, vedere passeggiare un papà che osserva cosa accade e che con il curato e l’Équipe Educativa provi a trovare le soluzioni di crescita buone per tutti. Quanto alcuni ruoli – dalla sagrestia alle le pulizie – non possano ancor di più essere in mano a laici? Già siamo molto bravi, ma non smetteremo mai di chiedere sempre una mano perché più gente si riesce a coinvolgere, più gente incontra il Signore nella casa dell’Oratorio.
Concludo commentando l’opera in copertina: ormai il gruppo social della nostra Unità Pastorale, in particolare il nostro disegnatore, sa cogliere appieno le mie idee, anche le più bizzarre, sapendo concretizzarle con un taglio comprensibile per tutti. Don Bosco veste i panni di un astronauta, che cerca nello spazio l’Oratorio. Lo troverà su Marte? Quando il Signore tornerà, troverà la fede sulla Terra? E quando tornerà, troverà anche gli Oratori, o comunque la loro evoluzione futura, che saranno sempre capaci di parlare del Signore al cuore di tutti, partendo dalla vita concreta?
Don Manuel
In copertina: L’oratorio di Domani, disegno di Matteo Ongaro.