Quante volte abbiamo sentito questo ritornello? Strano che non abbiano fatto ancora una nuova canzone tormentone… perché ormai lo sentiamo in ogni ovunque alla TV, alla radio, dai megafoni delle jeep della protezione civile che passano per il paese, perfino la Barilla ha fatto una pubblicità sul “io resto a casa”.
Non so voi, mai io mi sono un po’ stancato di dover rimanere tra 4 mura.
Perché mi sono stancato? Non ho capito la portata della situazione? Meglio tra 4 mura che tra 4 assi direte…
… mi dà fastidio stare a casa perché mi mette davanti la mia nuda verità dell’uomo. Il suo essere fragile, il suo essere limitato ed il suo fallimento. La fragilità la abbiamo provata dolorosamente sulla nostra vita segnata dalla morte di tanti nostri cari che non ci sono più, portati via da una malattia sconosciuta, aggressiva e letale. Possibile che nel 2020 l’uomo si riscopra fragile e limitato, noi? La società super tecnologica e perfetta?
Il mio essere fragile e limitato lo vedo anche su di me, e fatico ad accettarlo. Quando prima incontravo un mio fallimento, uscivo e “cambiavo aria” per non penarci più, oggi non posso uscire e mi tocca fare i conti con il mio limite, le mie paure ed i miei dubbi.
Gesù non ha paura di incontrare me ferito e me fallito. I discepoli, non erano uomini perfetti, ma uomini falliti amati da Gesù. Lui si china su di loro, lava la parte meno nobile del corpo, i piedi, prende su di sé la loro fragilità e li aiuta ad amare ciò che di noi è da scartare.
Facciamo fatica, restiamo a casa, ma accogliamo il Signore dentro la nostra fragile vita, lasciamoci da lui lavare i piedi solo così potremmo dal nostro fallimento vedere la luce della Resurrezione.
Nuovo Progetto,
Vignette per pensare e sorridere
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Non lasciare che ti rubino la speranza e la gioia, Papa Francesco